Intervista con Daniel Hubmann

25. luglio 2017

Daniel Hubmann è considerato l’orientista svizzero di maggior successo. Falegname per formazione, dal 2007 è un atleta professionista e ora, a luglio, ha appena vinto la medaglia d’oro nello sprint ai campionati del mondo dell’Estonia.

Sono ormai 10 anni che vinci medaglie in occasione di grandi eventi. Quali sono secondo te i punti più importanti che ti hanno permesso di ottenere tali splendidi risultati? 

Penso che il punto più importante sia la voglia di realizzare qualcosa. Se si vuole continuare a vincere, bisogna rimanere concentrati e allenarsi duramente per molti anni. 

Nel 2012 hai dovuto sospendere le gare per un infortunio. Spesso si dice che nelle fasi difficili si impara molto. Quali sono state le conclusioni che hai tratto da questa fase della tua vita? 

Mentre stavo guarendo dalla lesione del tendine di Achille, ho capito quanto mi mancasse praticare sport e partecipare alle gare. Mi sono reso conto che mi mancava qualcosa e così è nata la forte convinzione di voler tornare sulla vetta dello sport. Forse è per questo che sono ancora oggi così motivato.

Puoi illustrarci una tua tipica settimana di allenamento e gli esercizi che pratichi? 

Quando sono a casa mi concentro principalmente sull’allenamento fisico. Mi alleno allo stesso modo di un corridore su lunghe distanze. Come orientista, corro però anche tra i campi, su e giù. In media faccio 12 allenamenti di corsa alla settimana, e in più rafforzamento muscolare e allenamenti alternativi, solitamente sotto forma di escursioni in bicicletta. Gli esercizi con la mappa li faccio principalmente durante i ritiri di allenamento, su un terreno sconosciuto, dove raggiungo dei punti prestabiliti insieme a un gruppo.

Come si dice, “Ciò che conta non è la meta, ma il viaggio”, in particolare nell’orienteering. Puoi spiegarci meglio i principi di questo sport? Come ragioni/cosa vedi con gli occhi della mente, quando guardi la mappa durante la gara? A cosa pensi quando corri? Come scegli il ritmo per ottenere il massimo? Quali sono le sfide da affrontare? 

L’ideale è essere sempre un passo avanti con la mente, ovvero non solo sapere dove ci si trova, ma anche dove si vuole andare. A tal fine occorre elaborare varie informazioni, fornite sia dalla mappa che dal terreno, e prendere costantemente decisioni. I pensieri si concentrano soprattutto sul tracciato selezionato, tuttavia non memorizzo tantissime cose, bensì mantengo un contatto permanente con la mappa, senza necessità di fermarmi.
Spesso il ritmo è determinato dalla difficoltà di leggere la mappa, ma non mi preoccupo troppo, perché molti processi sono automatizzati. Ci sono però alcune situazioni di gara per cui devo costringermi a rallentare, ad esempio quando mi aspetta un punto difficile da raggiungere. Su un percorso semplice, invece, bisogna spingere il ritmo, perché altrimenti si perderebbe tempo.
La gestione degli errori è una cosa difficile, perché durante la gara non ci si può soffermare a lungo sugli sbagli fatti, bisogna concentrarsi sui compiti successivi. Un’altra difficoltà è mantenere il giusto livello di concentrazione. Nelle gare brevi si è spesso concentrati, ma sulle lunghe distanze, ad esempio di 17 chilometri, la mente comincia a vagare e bisogna richiamarla all’ordine per rimanere focalizzati sui momenti cruciali.

Hai un qualche segreto che ci puoi rivelare? Ad esempio un allenamento chiave, un consiglio di nutrizione o esercizi tecnici? 

Personalmente non sono un fan dei segreti, perché penso che il successo si basi sull’interazione di diversi aspetti: costanza nell’allenamento, riposo e nutrizione sono tra i più importanti. Per essere un atleta di successo bisogna adeguare il proprio stile di vita all’attività sportiva.

Bilder: danielhubmann.ch