Intervista con Heinz Schild

31. dicembre 2019

 

Qualche settimana fa Heinz Schild ha ricevuto il dottorato honoris causa dall’Università di Berna. Il grande pioniere del movimento podistico, che ha creato tra l’altro il Gran Premio di Berna e la Maratona della Jungfrau, è stato onorato per i suoi decenni di impegno nella corsa svizzera.

Cosa significa per te questo riconoscimento? Puoi darci un’idea delle tue sensazioni e impressioni?

Ricevere questo premio mi ha fatto davvero tanto piacere. Non mi sarei mai aspettato un tale onore. Il riconoscimento dell’Università di Berna è senza dubbio eccezionale e premia le grandi visioni. È prezioso anche per tutto il panorama della corsa svizzera, perché rappresenta un apprezzamento sociale degli sport di resistenza. Voglio condividere naturalmente questo onore con la mia famiglia, che mi ha sempre sostenuto, ma anche con gli attuali organizzatori del Gran Premio e alla Maratona della Jungfrau, che dopo di me hanno portato questi grandi eventi all’odierno splendore.

Le tue valutazioni e statistiche sono note ben oltre i confini nazionali. Dando uno sguardo indietro, quali sono state le cifre e gli sviluppi più interessanti o forse i più sorprendenti?

Sorprendenti: nel giro di soli quattro decenni il panorama svizzero della corsa si è sviluppato in un modo che sarebbe stato inimmaginabile all’inizio degli anni Ottanta. La famosa corsa commemorativa Morat-Friburgo era all’epoca la gara di riferimento. Nel 1979 a Friburgo si classificarono 6507 corridori, un record svizzero. Solo la corsa di Capodanno di Zurigo, creata nel 1977, e la corsa di 100 km di Bienne potevano tenere il passo, pur con qualche difficoltà. Nessun’altra manifestazione podistica riusciva ad arrivare oltre i 2000 corridori classificati, ma il panorama della corsa stava crescendo. L’Escalade di Ginevra iniziò modestamente nel 1978 con 699 classificati, la Greifenseelauf seguì nel 1980 (1400 iscritti) e il Gran Premio di Berna nel 1982 (2881 classificati). E poi c’erano i pionieri: tra le gare ultra, la corsa di 100 km di Bienne (dal 1959, 16 classificati) e nel panorama del trail running la Sierre-Zinal (1974, 422 classificati). L’ampia gamma è completata da due manifestazioni che sono riuscite a restare tra le prime 20 fino ad oggi: l’Hallwilerseelauf (dal 1975) e la Corrida Bulloise (dal 1976).

L’enorme crescita del panorama svizzero della corsa si riflette in queste cifre:

 


Interessanti: ciò che oggi è dato per scontato da ogni corridore, ovvero la classifica e il cronometraggio, erano una grande sfida per gli organizzatori di gare fino agli anni Ottanta. Nel paese degli orologi, i più importanti produttori di orologi erano leader nei Giochi Olimpici e nei campionati del mondo, ma non erano in grado di cronometrare gli arrivi di massa. Mancavano proprio le competenze adatte. E così i direttori di gara avevano il problema che, anche 48 ore dopo la fine della gara, non riuscivano ancora a stampare una classifica completa. Così anche alla 45ª Murtenlauf del 1977: “5051 classificati, più 252 non classificati a causa di un guasto tecnico”, registra Yves Jeannotat nel suo libro “Murten-Freiburg”. Due anni dopo furono addirittura 1142 a rimanere senza piazzamento e senza tempo. La prima panne completa la subì la Greifenseelauf: si parlò di “problemi con le classifiche”. Si poterono registrare infatti solo i dieci primi corridori. Alla prima del GP di Berna, il direttore di gara invecchiò sicuramente di minimo dieci anni in un solo giorno: nonostante la tecnologia più recente, il sistema di codici a barre introdotto per la prima volta in Svizzera (ripreso dalla Maratona di New York), non fu possibile stabilire con certezza se tutte le strisce di codici a barre fossero state apposte sul numero di gara corretto...

Tu osservi da molti anni il panorama della corsa. In quale direzione pensi che si svilupperà (o dovrà svilupparsi) nei prossimi anni?

Il panorama della corsa è cambiato in modo assolutamente positivo, anche grazie alle donne. Più serenità, più scioltezza, più divertimento e “quel tocco di colore in più” sono stati contagiosi anche per gli uomini. Inoltre oggi molti organizzatori vogliono offrire ai loro ospiti (!) una festa, un’esperienza. Conclusioni: l’organizzazione in Svizzera è generalmente di alto livello. Lo sviluppo va quindi nella giusta direzione. 

Lo sport, però, ha sempre e comunque a che fare con le prestazioni. Voglio confrontarmi con gli altri, voglio migliorare me stesso. La letteratura di settore, i consigli di allenamento sia cartacei che digitali, i corsi di formazione dedicati alla corsa, le vacanze unite a un ritiro di allenamento, i club podistici hanno avuto un effetto sulla massa. Il panorama della corsa è diventato un fattore di sport popolare, tuttavia questo sviluppo dovrebbe anche essere accompagnato da un migliore e più ampio livello di performance.

 


Nel corso della tua carriera hai applicato con successo le tue conoscenze alle questioni riguardanti l’allenamento, portando ad esempio Markus Ryffel all’argento ai Giochi Olimpici del 1984. Quali sono secondo te, in generale, i tre segreti del successo sportivo?

  1. Allenarsi in modo coerente, orientato agli obiettivi, versatile. Oltre all’allenamento principale relativo alla resistenza, allenare sempre anche la muscolatura della gamba, gli addominali e la schiena, così come la mobilità.
  2. Dormire a sufficienza, perché “anche il recupero è allenamento”, e qui cito Markus Ryffel.
  3. Continuare a motivarsi: voglio questa cosa, posso farcela e non vedo l’ora di allenarmi. Correre è sinonimo di vita, libertà e il privilegio di godere (!) della natura in qualsiasi periodo dell’anno e con qualsiasi condizione atmosferica.

Hai qualche segreto che ci puoi rivelare?

Ormai non esistono quasi più veri e propri segreti, ma ci sono alcuni consigli generali. Allenarsi in modo efficiente significa anche, se possibile, utilizzare di tanto in tanto il percorso casa-lavoro per allenarsi (a piedi o in bicicletta) e quindi sfruttare al meglio il tempo a disposizione. Quando ero un atleta agonista amavo le docce calde, molto calde, dopo gli allenamenti e le gare. Principio del tutto sbagliato: una doccia fredda o un breve raffreddamento in un ruscello, fiume o lago, almeno per le gambe, fa miracoli, accelera la rigenerazione e ci si sente (quasi) come nuovi.

Foto: ZVG