Intervista con Noemi Rüegg

24. settembre 2024

Foto: IMAGO

Un mese fa, Noemi Rüegg ha ottenuto un eccellente settimo posto nella gara olimpica di ciclismo su strada a Parigi. La ventitreenne campionessa svizzera in carica, originaria della regione dell’Unterland zurighese, ha così coronato una stagione già ricca di successi.

La tua ottima performance è stata premiata con un diploma a Parigi. Puoi darci un’idea delle tue esperienze e delle tue sensazioni?

Ripenso molto volentieri al periodo trascorso a Parigi: complessivamente è stato un momento davvero speciale ed emozionante. Durante la gara, ma anche prima e dopo.
La gara si è svolta in modo perfetto per me, ero nel gruppo di testa e sono riuscita a dare il massimo. L’atmosfera durante la corsa è stata fantastica, non ho mai vissuto nulla di simile. Il pubblico faceva così tanto chiasso che non riuscivi più a sentirti. Sono molto felice del 7° posto che ho ottenuto alla fine. Certo, quando all’improvviso si arriva così vicino alle medaglie, può capitare di provare un po’ di rammarico per l’ occasione persa, ma per me partecipare alle Olimpiadi era già la realizzazione di un grande sogno ed è per questo che sono molto soddisfatta della gara.  

Ripensandoci a posteriori, quali sono state le chiavi del successo di questa gara?

Da un lato, credo di esserci arrivata in ottima forma fisica e che il percorso, con le sue salite brevi ma impegnative, fosse molto adatto a me. Dall’altro lato, ero prontissima anche a livello mentale per questa gara. Ho cercato di concentrarmi solo sul «qui e ora», su quello che stavo facendo e di non pensare troppo presto al traguardo o al risultato. Durante la gara, mi sono concentrata su piccoli "compiti", come mangiare e bere a sufficienza nelle prime fasi, raggiungere una buona posizione nel gruppo, pedalare con le mie compagne di squadra e poi dare il massimo sulle salite: non importa se non sono partita in volata, almeno ci ho provato al 100% e non posso rimproverarmi nulla. E con questa tattica sono arrivata molto lontano...

Ho pedalato con piacere e con un atteggiamento piuttosto rilassato. Non c’è mai stato un momento di panico o di incertezza. Sapevo di potermi fidare del mio istinto e di non dover dimostrare nulla a nessuno. Partivo come «sfavorita» e questo in un certo senso mi ha tolto la pressione di dosso, così ho pensato semplicemente «Wow, che bello poter partecipare a questa gara e vivere questa atmosfera.»

Anche quest’anno hai fatto grandi progressi. Considerando il tuo allenamento: quali sono le 2-3 forme di allenamento che non dovrebbero mancare nel programma di allenamento di chi pratica il ciclismo per hobby?

Sono una fan degli allenamenti intensivi, ma ho dovuto imparare che non sempre tanto equivale a meglio. Credo però che una buona resistenza di base sia molto importante, altrimenti non si hanno fondamenta abbastanza solide su cui costruire. Personalmente, rispondo bene agli intervalli di vo2max, cioè a intensità piuttosto brevi ma molto elevate.

Vado anche spesso in palestra, il che, soprattutto in inverno, rappresenta una valida forma di compensazione, contribuisce a una buona esplosività e aiuta a prevenire gli infortuni.

Hai qualche segreto che ci puoi svelare?

Non credo che la strada giusta sia una sola. Per me la chiave sta nell’equilibrio e nella coerenza.

È necessario prestare una certa attenzione a tutti gli aspetti, senza però esagerare. Ho capito osservando me stessa che è la testa quella che conta di più. Se sono felice e mi diverto ad andare in bicicletta, automaticamente pedalo molto meglio e i risultati arrivano quasi automaticamente.

Non si deve stravolgere il proprio modo di essere, ma semplicemente provare piacere ad andare in bicicletta, mangiare abbastanza carboidrati, dormire molto e fare regolarmente cose che permettano di staccare mentalmente la spina dallo sport. Sono questi i miei fondamentali ;)