L'allenamento funzionale negli sport di resistenza

5. dicembre 2018

CrossFit, Power Yoga, Freeletics e appunto anche Functional Training: l’industria del fitness richiede costantemente nuove forme di allenamento e nuovi termini che ispirino la fantasia dei clienti. Comune a tutte le forme di allenamento è che i termini sono protetti dal diritto d’autore e prevedono un programma ben definito. Chi offre tali forme di allenamento è tenuto a pagare la licenza di utilizzo ai titolari dei diritti.

Anche “Functional Training” è un termine registrato, almeno se viene offerto come opzione di allenamento in palestra. Si tratta di una forma di allenamento che abbraccia vari sport ed è caratterizzata da complesse sequenze di movimento che richiedono l’utilizzo di più articolazioni e gruppi muscolari allo stesso tempo. 

L’allenamento funzionale, invece, non è un termine soggetto a proprietà intellettuale, ma una filosofia che, in seguito al successo commerciale del “Functional Training”, si è affermata sempre più tra atleti e allenatori, assumendo però sfaccettature diverse senza seguire alla lettera le definizioni previste.

 

 

 

Cosa significa funzionale?

Allenamento funzionale significa che gli atleti si concentrano sul proprio sport e fanno esercizi che li aiutano a progredire in quella disciplina. Detto banalmente, funzionale significa semplicemente orientato allo scopo. Un ciclista va in bicicletta o rafforza e allunga i gruppi muscolari di cui ha bisogno per il suo sport, un nuotatore e un corridore fanno altrettanto. Uno sprinter allena la velocità, l’esplosività e la tecnica, un maratoneta la resistenza, i muscoli dei piedi e fa corse lunghe. E anche se per una maratona è necessario un potente sistema cardiocircolatorio, a nessuno verrebbe in mente di allenarlo esclusivamente in bicicletta nella fase di preparazione a una gara. 

Questo termine di tendenza è probabilmente tornato al centro dell’attenzione delle palestre anche a causa di una “carenza”. Durante il boom dello sport di resistenza e della conseguente individualizzazione, molti atleti sono diventati terribilmente monotoni nell’allenamento. La maggior parte va a correre, nuotare o in bicicletta in modalità continua e regolare, e in questo modo allena certamente il sistema cardiovascolare, ma trascura del tutto altri fattori come forza, mobilità, coordinazione e velocità, tutte cose che un tempo gli allenatori dei club integravano nell’allenamento, ma che raramente i singoli atleti praticano da soli.

Quando un esercizio si può definire funzionale?

Negli sport di massa, in particolare, l’obiettivo non deve essere necessariamente raggiungere un nuovo record personale, bensì favorire la versatilità, che è la base di ottime prestazioni e assicura al tempo stesso una vita attiva con meno disturbi fisici.

Funzionale, quindi, può anche significare molto semplicemente che vengono esercitate le tipiche forme di movimento della vita quotidiana commisurandole alle esigenze dell’individuo. Un allenamento funzionale per gli anziani teso a evitare cadute e uno per un lanciatore di giavellotto sono due cose completamente diverse. Un artigiano, invece, dovrà magari occuparsi specificamente dei muscoli del busto e della schiena per resistere al carico del lavoro quotidiano.

Applicando tutto ciò agli sport amatoriali, l’allenamento funzionale si concentra sui modelli di base del movimento umano. Tali movimenti non sono nuovi, ma nel corso degli anni sono stati trascurati e più a lungo lo sono stati, più devono essere riattivati e curati. Rotolare, strisciare, sostenersi, tirare, spingere, saltare, piegarsi, sollevare, appendersi, accovacciarsi, alzarsi e girarsi sono tutte forme di movimento che conosciamo sin dall’infanzia. Se ci si muove come un bambino in un parco giochi (quando è stata l’ultima volta che hai fatto una capriola o una verticale?) o si fanno gli esercizi di un percorso Vita, per molti aspetti si esegue automaticamente un allenamento funzionale.

 

 

 

Devi solo farlo

Gli atleti dilettanti più ambiziosi sono naturalmente interessati agli esercizi che li aiutano a progredire nel loro sport e/o a renderli più veloci. I corridori dovrebbero quindi rafforzare i muscoli del piede e del busto, agli sciatori di fondo converrebbe migliorare la mobilità del busto e delle spalle e i ciclisti dovrebbero provare ad allungare i muscoli posteriori della coscia e rafforzare i muscoli della schiena, del collo e delle spalle. E dovrebbero farlo prima che qualcosa cominci a far male.

La parola magica, infatti, non è allenamento funzionale, ma versatilità. È ingannevole la credenza che allenarsi sempre più in uno sport comporti automaticamente migliori prestazioni e che il ruolo della versatilità sia principalmente secondario, utile a evitare infortuni, ma non efficace per migliorare le prestazioni. Purtroppo quando si pratica uno sport non è nemmeno vero che tutte le articolazioni, i muscoli e i tendini coinvolti vengono automaticamente allenati. La resistenza allo stress deve essere prima di tutto resa possibile da un allenamento ben ponderato e “funzionale”. 

Gli amatori dovrebbero quindi pensare non solo a ciò che fanno volentieri, e quindi regolarmente nella routine sportiva quotidiana, ma anche a ciò che trascurano, e che sarebbe utile per la loro specifica disciplina e la salute in generale. Ecco perché ci teniamo a raccomandarti questo: nei prossimi mesi sostituisci uno dei tuoi allenamenti settimanali con un programma variegato di rafforzamento, coordinazione e ginnastica della stessa durata dell’allenamento di resistenza. Il momento ideale è la fine di una stagione sportiva e l’inizio di una fase di transizione. Dopo questi mesi trai le tue conclusioni su come il cambiamento abbia influenzato il tuo stato di salute. Vuoi scommettere che noterai numerosi effetti positivi?

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