Intervista con Natascha Badmann
La storia della carriera di Natascha Badmann è piuttosto insolita. Diventata madre all’età di 17 anni, non faceva sport ed era sovrappeso. 6 anni più tardi incontrò l’allora allenatore della squadra svizzera di triathlon, Toni Hasler, che cambiò definitivamente la sua vita. Grazie a lui è diventata un’atleta d’eccezione sulla lunga distanza del triathlon, ha vinto sei volte alle Hawaii ed è diventata più volte campionessa mondiale di duathlon.
Anche oggi, a quasi 50 anni, puoi ancora competere con i migliori. Quali sono secondo te i tre punti più importanti per ottenere il successo?
Con il mio compagno e allenatore Toni Hasler abbiamo pianificato la mia carriera molti anni fa, creando i 4 pilastri del successo, ovvero, oltre all’allenamento, la dieta, il materiale e la forza mentale. In questi ambiti organizziamo anche lezioni e seminari. Se dovessi ridurli a soli 3 punti penso che siano la ricerca della gara perfetta, il lavoro meticoloso sui dettagli e anche l’amore per lo sport.
Comunque vorrei illustrare i 4 pilastri del successo che abbiamo elaborato. Per quanto riguarda l’allenamento e la dieta, Toni è sicuramente uno dei punti più importanti. Lui sa esattamente quando può e deve spingermi e quando invece deve lasciar riposare il mio corpo. Solo così mi è stato possibile disputare gare di triathlon ai massimi livelli per ben 25 anni. Inoltre è anche un cuoco fantastico. Adatta i menù all’allenamento e alle mie condizioni fisiche. In altre parole, quando sa che l’ultima uscita in bicicletta è stata intensa e piccole infiammazioni potrebbero indebolire il mio corpo, non cucina semplicemente delle verdure, ma quel particolare tipo di verdura dall’effetto antinfiammatorio. È incredibile che ad esempio lenticchie di diverso colore abbiano proprietà diverse.
Il materiale è il secondo punto che ha contribuito a regalarmi il successo nel corso degli anni. Noi cerchiamo sempre di utilizzare il migliore materiale disponibile, anche se non riusciamo a stabilire una partnership con il fornitore. In tal caso preferiamo acquistare il materiale da soli piuttosto che lavorare con un altro. Con la mia altezza, età e peso non è sempre facile trovare il materiale giusto, ma investiamo molto tempo e pazienza per sperimentare e ricercare.
L’ultimo punto è quello mentale. Sono le mie esperienze ad avermi portata fin qui. Nella mia vita ho imparato molto e sono molto grata al destino. Ho lavorato molto su di me e mi conosco bene. Ogni giorno investo del tempo nel mio allenamento mentale. Cerco infatti di raccogliere tanti bei pensieri e di concentrarmi attivamente su di essi. La mattina quando mi alzo cerco tre motivi per i quali questo giorno potrebbe essere il più bello e la sera ci ripenso, concentrandomi sui momenti più belli. Ciò vale sia per l’allenamento che per la vita quotidiana. Può sembrare un po’ un’illusione, tuttavia penso che i lettori abbiano già notato che quando durante il giorno capita qualcosa di sbagliato rovina tutta l’impressione che abbiamo della giornata trascorsa. A volte ci attacchiamo a vere piccolezze. La nostra penna rossa è più veloce dello sguardo aperto nei confronti di tutto ciò che c’è di bello e buono nella vita. Per questo è importante “prendere un po’ in giro” la mente e rivolgere lo sguardo alle cose belle.
Tutti conoscono la tua forza mentale. A cosa pensi durante le gare? Come gestisci i pensieri negativi?
Ci vorrebbe un po’ troppo tempo per descrivere tutto. Io non sono una velocista, le mie gare durano a volte anche 10 ore, quindi naturalmente mi passano tantissimi pensieri per la testa. Rimanere concentrati a lungo è la sfida più grande nel nostro sport e a volte è anche importante staccarsi mentalmente dalla gara e “spegnere” il cervello. Certo non si può fare troppo a lungo e questa è un’altra difficile sfida: trovare l’equilibrio tra concentrazione e riposo mentale. Io ho pronte immagini e pensieri adatti a diverse situazioni. Quando il mio subconscio comincia a segnalarmi “uff, certo che oggi è proprio dura” è per me un segnale che mi spinge a pensare ad esempio a una gazzella che salta leggera e spensierata. Questo è solo un piccolo esempio e sembra una cosa abbastanza “banale”, ma dietro si nasconde tanto allenamento, affinché i pensieri negativi scompaiano e lascino spazio a idee stimolanti. Il nostro cervello lavora tutto il tempo e pensa molto, ma noi riusciamo a percepire solo un pensiero alla volta e io sfrutto proprio questa caratteristica. Ho imparato tutte queste cose nei seminari per la consapevolezza mentale di Toni, che continuo a frequentare anche dopo tutti questi anni e ci tengo a consigliare a tutti.
Tu sei riuscita a trasformarti da una persona per nulla sportiva a un’atleta di classe mondiale. Quali tre consigli daresti a chi vuole migliorare, a qualsiasi livello, o raggiungere obiettivi più elevati?
Se fosse così semplice guadagnerei molto dando consigli prodigiosi, ma comunque un punto importante che si dimentica sempre è il seguente: prima dell’allenamento si dovrebbe pensare a 3 motivi per cui si è deciso di allenarsi. Questi motivi dovrebbero essere positivi. Se non è così, ci si dovrebbe prendere il tempo di chiedersi perché si pratichi un certo sport. Quali sensazioni fa nascere, che cosa si prova ad allenarsi o a disputare le gare, perché si continua a farlo... Queste sensazioni dovrebbero essere lo stimolo e la ragione dell’allenamento quotidiano. Nemmeno io compio tutti gli allenamenti con un sorriso. Ci sono alcuni giorni non del tutto ottimali, ma la maggior parte degli allenamenti li faccio perché mi diverto e mi rendono felice. Il miglioramento delle prestazioni inizia per me prima di tutto nella testa. E questa cosa la può imparare chiunque.
Sei tra le migliori atlete di triathlon da oltre 20 anni e hai fatto tante esperienze, seguendo anche lo sviluppo del triathlon come sport. Come sono cambiati i requisiti degli atleti nel corso del tempo?
È incredibile quanto siano cambiati sia il materiale che il corpo degli atleti. Il numero di atleti di alto livello è aumentato in modo esponenziale. Oggi anche gli sportivi dilettanti con lavoro e famiglia riescono ad allenarsi per 25 ore alla settimana e gli atleti professionisti “volano” letteralmente sul percorso dell’Ironman. Solo poche settimane fa Jan Frodeno ha stabilito un nuovo record. Quando ho iniziato non avrei mai osato sognare che un uomo fosse in grado di ottenere tali prestazioni. Più veloce, più in alto, più lontano... lo sport è lo specchio della società.
Foto: ZVG
Ringraziamo Natascha Badmann per le interessanti risposte. Ulteriori informazioni su Natascha Badmann sono disponibili qui: www.nataschabadmann.ch
Questo potrebbe interessarti